Il mio Paese mi vuole sterile: essere gay in Italia nel 2023 significa subire violenza dallo Stato

Oggi, essere gay, in Italia, è più che mai difficile, perché gli omosessuali sono vittime di omofobia di Stato.

La legge sulla maternità surrogata come reato universale, la cui proposta è stata approvata alla Camera, è una legge contro i gay, con il fine preciso di renderli sterili. La GPA, volgarmente chiamata “utero in affitto”, è già vietata in Italia dal 2004, quindi a che serve – oggi – la legge di reato universale? Semplice: a rendere punibile chiunque utilizzi questa pratica per diventare genitore, anche se viene eseguita all’estero (in Paesi in cui è legale). Insomma, la GPA è considerata alla stregua di crimini di guerra o genocidi, per intenderci.

Ora, dal momento in cui è – di fatto – inapplicabile, perché per punire un reato fatto in un altro Paese deve essere considerato un atto illecito anche nel Paese in cui viene compiuto, allora a che serve tale legge? Semplice: a indebolire e annientare la comunità LGBTQIA+, a metterla ai margini della società, a toglierle dignità.

Che succede, dunque, se una coppia ha un figlio attraverso GPA? Chiunque potrà segnalarla alle autorità competenti. I giudici, quindi, saranno costretti ad aprire un fascicolo e ad avviare le indagini. Questo vuol dire che le famiglie omogenitoriali saranno vittime di una vera e propria caccia alle streghe e a far fronte a lunghi processi in tribunale.

Nonostante la GPA sia una pratica utilizzata perlopiù da coppie eterosessuali (in Italia, ogni anno, ne usufruiscono 250 famiglie e solo una su dieci è omosessuale), è improbabile che colpisca le coppie etero, semplicemente perché è difficile dimostrare che il figlio sia nato tramite GPA. Nel caso di due padri o due madri, per motivi biologici, è subito evidente a tutti che sia venuto al mondo attraverso gestazione per altri.

Quindi, ribadiamolo: la legge sulla maternità surrogata come reato universale, descritta come una legge che si prefigge di difendere la dignità delle donne, in realtà mira a colpire i gay, a marginalizzarli: legittima e legalizza l’omofobia. Io, in quanto omosessuale, nel mio Paese non ho il diritto di diventare padre. Questa è una violenza. Ed è una violenza perpetrata dallo Stato, di fronte al quale i cittadini NON sono tutti uguali.

Io, in quanto omosessuale, non posso adottare un bambino perché per le coppie omosessuali non esiste il matrimonio egualitario (esistono le unioni civili, che quindi non consentono l’adozione). Non posso ricorrere alla gestazione per altri (che, ripetiamolo, era già vietata in Italia, ma adesso c’è il rischio che un genitore gay, anche facendola all’estero, possa essere indagato e condannato come se fosse un delinquente). Insomma, io – per il mio Paese – sono sterile. Anzi, no, posso essere padre solo attraverso un rapporto sessuale con una donna, quindi se faccio una violenza a me stesso agendo contro la mia natura.

La legge sulla maternità surrogata come reato universale è l’ennesima crudeltà dell’Italia contro la comunità LGBTQIA+. E io, che ho sempre desiderato diventare padre, non potrò esserlo perché qualcuno ha stabilito che un omosessuale non sia degno di essere genitore (e nemmeno di volerlo, altrimenti è un egoista). Ribadisco: questa è una violenza di Stato. Una violenza inaccettabile. Questa è omofobia di Stato.

Utero in affitto e falsi miti: tutto quello che c’è da sapere sulla gestazione per altri

Innanzitutto, si chiama gestazione per altri e non utero in affitto. Non è un caso che questa definizione venga ampiamente usata da chi vuole impedirlo, in quanto rimanda a un corpo, quello della donna, usato per trarre profitti o sfruttato economicamente. Detto ciò, va sottolineato che – ad oggi, nel nostro Paese – viene associata alle coppie omosessuali in quanto arma delle destre omofobe, ma di fatto è una pratica utilizzata perlopiù da coppie eterosessuali (in Italia ne usufruiscono 250 coppie all’anno e nove su dieci sono etero).

Per contrastare la gestazione per altri, si usa spesso il tema della donna che, a detta di molti, verrebbe usatamercificata, sfruttata. La verità, anche in questo caso, è molto diversa: infatti, la madre surrogata, per essere tale, deve avere dei requisiti ben precisi, non si tratta di una donna povera, sola e incapace di decidere per sé e il proprio corpo.

I requisiti che deve avere una madre surrogata

Tra i requisiti, c’è quello di avere già dei figli e di vivere con loro, avere una situazione economica stabile e una buona condizione di salute fisica e mentale. Insomma, non si tratta – come le destre ci raccontano – di donne abusate e umiliate, ma di donne che decidono coscientemente di dare un figlio a una coppia che non può averne. Esiste il rischio di sfruttamento? Sì, ma vietare la gestazione per altri, che in Italia si vuole rendere reato universale, non è la soluzione. Servono regole, non divieti.

Non solo, esistono varie tipologie di maternità surrogata: la madre surrogata può offrire il proprio ovulo, che viene inseminato con lo sperma del “genitore richiedente”, oppure è possibile che l’ovulo fecondato dallo sperma del padre (di uno dei due padri nel caso di una coppia formata da due uomini o di un donatore nel caso di una coppia formata da due donne) non sia della madre surrogata e in tal caso la donna non è legata biologicamente al nascituro.

La maternità surrogata non è una pratica contro le donne

Insomma, con una conoscenza minima sul tema, è possibile confutare la tesi delle destre, secondo cui le donne verrebbero sfruttate. Dire che la GPA sia una pratica contro le donne è da ignoranti, perché nessuna donna viene sfruttata, umiliata, usata, abusata, offesa, denigrata e maltrattata: si tratta di donne che scelgono di mettere a disposizione il proprio corpo per dare al mondo un figlio.

Diciamoci la verità, la GPA è un’arma potentissima nelle mani delle destre, specie perché – se descritta come una pratica contro le donne – ha molteplici funzioni. Oltre a combattere gli omosessuali tutti, zittisce i movimenti femministi, accusando le femministe stesse di essere contro le donne, finge di interessarsi al loro benessere e solletica le associazioni ProVita. Insomma, raccontarla in modo diverso da quello che è realmente, è vantaggioso. Lo diventa ancor di più se, dall’altra parte, ci sono cittadini che si fanno complici di questa menzogna.

Mi resta un’ultima cosa da dire. Chi, nonostante tutto, resta contrario alla gestazione per altri, può fare una cosa: non praticarla.

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