Il PNRR è l'immensa risorsa economica prevista per riprendersi dalla crisi pandemica che ha messo in ginocchio l'Italia!
Il PNRR è la sigla ripetuta continuamente dai politici, dagli imprenditori, dai giornalisti e dagli addetti al settore economico e sociale. In sostanza, cos’è, a cosa serve e come funziona il PNNR? Scopriamo di seguito tutti i dettagli del programma previsto dall’Italia.
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Con l’arrivo del caldo torrido arrivano dal fronte governativo italiano notizie non sempre fresche per la Nazione. Tra queste, quella maggiormente disastrosa è in riferimento al PNRR, poiché l’Italia non ha completato le scadenze previste nel programma e non può chiedere nuovi fondi all’Unione Europea. Per gli addetti ai lavori si tratta di una situazione gravissima. Molti, invece, ignorano quanto sia preoccupante la notizia, tra l’altro già annunciata!
Ma cos’è in definitiva il PNRR? Perché è legato al governo e a cosa serve? Come funziona e chi l’ha inventato? Ancora prima di sapere cosa si nasconde dietro la sigla PNRR, sono queste le domande che la maggior parte degli italiani si pone, sospettando che dietro al processo di revisione del piano ci sia poca trasparenza.
Vediamo di chiarire, punto per punto, tutti gli aspetti del PNRR e di comprendere la sua importanza nella vita economica della Penisola, e non solo!
Cosa vuol dire PNRR?
Una sigla per indicare Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). È il programma di riforme e investimenti con cui l’Italia prevede di gestire i fondi europei del Next generation Eu, per la ripresa economica e sociale dei paesi europei.
Cos’è?
Il PNRR è il programma tramite il quale il Governo italiano intende gestire i fondi del Next Generation EU. Cioè lo strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall’Unione europea per risanare le perdite causate dalla crisi pandemica.
I fondi per il PNRR
A seguito della pandemia, l’Unione Europea ha concordato con i paesi membri il Next Generation EU, un programma costituito da ben 750 miliardi di euro, la maggior parte dei quali sono sovvenzioni. Secondo il PNRR presentato dal Governo italiano, la nostra penisola ha a disposizione circa 261 miliardi di euro, tra sovvenzioni e prestiti a tassi agevolati.
In pratica l’Italia è il principale beneficiario del fondo.
A cosa serve il PNRR?
Redatto dal Governo Draghi e approvato dalla commissione europea nel giugno 2021, il PNRR italiano ha una struttura ben declinata. Prevede sei distinte missioni, organizzate in componenti: ognuna di esse comprende una serie di misure ben precise, che possono essere riforme normative oppure investimenti economici.
In agenda sono numerose e svariate le materie in agenda: dalla sanità alla scuola, dalla transizione ecologica a quella digitale, dalla giustizia ai trasporti. Nel complesso si tratta di 358 misure e sotto misure, di cui 66 riforme e 292 investimenti. Ciascuna di queste ha specifiche scadenze da rispettare, con cadenza trimestrale, nel corso di uno o più anni, dal 2021 al 2026.
Come funziona in pratica?
Un piano così articolato necessita anche di un funzionamento preciso, per cui tutte le misure e le scadenze sono assegnate a un’organizzazione titolare. Si tratta in ampia misura di Ministeri e dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. A essere maggiormente coinvolti sono il Ministero delle infrastrutture, responsabile di 72 misure per un totale di 49,5 miliardi di euro, e il Ministero dell’ambiente, titolare di 41 interventi del valore complessivo di 39,2 miliardi.
Secondo il criterio del territorio, su 206 miliardi di euro ripartibili, il PNRR destina 82 miliardi di euro al Mezzogiorno italiano, prevedendo, inoltre, un sostanzioso investimento sui giovani e le donne.
Sei missioni per il PNRR
Di seguito le sei missioni previste dal PNRR.
- Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura. Sono stanziati oltre 49 miliardi per promuovere la trasformazione digitale in Italia, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, sostenere e rilanciare il turismo e la cultura, due settori chiave per il nostro Paese.
- Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica. Con 68,6 miliardi stanziati, si hanno come obiettivi principali migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico, assicurando una transizione ambientale equa e inclusiva. Il tutto con un sensibile potenziamento del riciclo di rifiuti, riducendo le perdite di acqua potabile sulle reti idriche, sviluppando l’utilizzo dell’idrogeno nei trasporti e nell’industria.
- Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile. Stanziato un importo di 31,5 miliardi per sviluppare un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree dell’Italia. Nello specifico ci sono gli obiettivi di modernizzare e potenziare le ferrovie regionali; ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza delle ferroviarie Roma-Pescara, Napoli-Bari, Palermo e Catania, Salerno-Reggio Calabria; investire sui porti verdi.
- Istruzione e Ricerca. Sono stanziati complessivamente 31,9 miliardi di euro l’obiettivo primario di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
- Inclusione e Coesione. Previsti 22,6 miliardi per agevolare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzando le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale. Il tutto offrendo più sostegni: all’impresa femminile, alle persone vulnerabili, non autosufficienti e con disabilità, alle infrastrutture per le zone economiche speciali.
- Salute. Sono stanziati complessivamente 18,5 miliardi con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure.
Il PNRR prevede, inoltre, un temerario programma di riforme, per facilitare la fase di attuazione, con riforme ambiziose ma dovute, in modo da contribuire alla modernizzazione del Paese. Principali protagoniste delle riforme sono la Pubblica Amministrazione (servizi migliori, favorire il reclutamento di giovani, investire nel capitale umano e aumentare il grado di digitalizzazione) e la Giustizia (ridurre la durata dei procedimenti giudiziari, soprattutto civili, e il forte peso degli arretrati).
Chi controlla il PNRR
A controllare il progresso dell’attuazione del PNRR è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, unico punto di contatto con la Commissione Europea. È prevista una Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio.
Ovviamente l’Unione Europea ha previsto un preciso quadro normativo per regolare la redazione dei PNRR, nonchè la loro attuazione e l’invio di risorse. Si tratta del Regolamento Ue 2021/241. Alcuni dei principali passaggi di questo documento comprendono:
- l’obbligo per i paesi beneficiari di investire almeno il 37% delle risorse ricevute in misure per l’ambiente e il clima e il 20% per la transizione digitale;
- il vincolo degli stati con le istituzioni UE, al completamento di scadenze e misure nei termini previsti, pena la mancata erogazione dei fondi;
- la possibilità per i singoli Paesi di modificare il piano, in qualsiasi momento della sua attuazione, rispettando precise condizioni che saranno valutate sempre dalla commissione europea.
Stato attuale del PNRR: gravissimo
Il 30 giugno si è concluso il primo semestre del 2023 e l’Italia ha completato soltanto 10 delle 27 scadenze europee previste per la prima parte dell’anno.
Secondo il programma, l’attuale governo Meloni dovrebbe chiedere alla commissione europea la quarta rata di risorse per il PNRR.
In pratica, ogni sei mesi, la commissione controlla che i paesi abbiano completato le scadenze UE previste. In caso di verifica positiva, si procede all’erogazione di nuovi fondi. Allo stato attuale l’invio della domanda per ricevere la quarta rata, al momento è saltato. L’Italia ancora non ha ricevuto i fondi della terza rata, richiesti a fine 2022. Motivo? Anche quelle scadenze non erano state concluse.
Intanto, nell’arsura estiva, tra interrogazioni parlamentari su situazioni personali economiche dei ministri e risposte colme di criticità e verità negate, il Governo annaspa e tenta di navigare in un mare sempre più torbido!
Come è stata utilizzata – e si sta utilizzando – il PNRR, ovvero l’immensa risorsa economica prevista per riprendersi dalla crisi pandemica che ha messo in ginocchio l’Italia?
Ai posteri l’ardua sentenza!