Chiara Iezzi, la bionda del duo Paola e Chiara, non ha mai nascosto i suoi problemi di salute. Ciononostante, sul web non mancano critiche.
Voglio fare una riflessione su un tema importante, quello della salute mentale. E, per farlo, voglio raccontarvi quello che sta succedendo, negli ultimi tempi, a Chiara Iezzi, la metà bionda del duo Paola e Chiara.
Ma andiamo con ordine e partiamo da un fatto ovvio: nessuno, immagino, si sognerebbe mai di deridere, criticare, offendere, sminuire una persona che soffre di una malattia fisica, di cui porta segni evidenti (per esempio la mancanza di capelli per via della chemioterapia o le stampelle per via di una difficoltà motoria).
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Ecco, lo stesso trattamento non viene riservato a chi soffre di una malattia mentale, perché – tocca ribadirlo, ahinoi – alla salute mentale non viene attribuita la stessa dignità di quella fisica. Si pensa, erroneamente e sbrigativamente, che le malattie mentali siano stati d’animo, quindi qualcosa di transitorio, momentaneo. C’è addirittura chi pensa che si tratti di capricci, di problemi di cui ci si cura in assenza di «problemi veri».
La malattia di Chiara di Paola e Chiara
A tale proposito, il caso di Chiara Iezzi è illuminante: la cantante, negli ultimi mesi, è apparsa spesso sottotono, in difficoltà sul palcoscenico, «spenta», come l’ha definita qualcuno. Nonostante abbia spiegato in più occasioni di aver sofferto di una forte depressione, di avere attacchi di panico e di essere fobica, molti continuano a criticarla come se la malattia, in questo caso, fosse una sua scelta. E se è vero che ogni scelta presuppone una conseguenza, lei – a detta di molti – dovrebbe accettare le critiche.
Su Vanity Fair, qualche mese fa, Chiara Iezzi si è aperta e ha rivelato quanto segue: «Gli attacchi di panico sono peggiorati. Li ho sempre avuti, e l’ansia la conosco bene. Ho pensato che mi aiutasse condividere questa cosa (…) Io sono una fobica, lo sono sempre stata e non ne faccio mistero. L’arte mi ha sempre aiutato a stemperare (…) Però c’è anche il rovescio della medaglia: se ti viene una paura fortissima di qualcosa che non sta succedendo oppure a un messaggio su Internet dai una valenza più forte, è un problema».
E poi ancora: «Ho incontrato un medico bravissimo con cui sto facendo una psicoterapia. Gli attacchi ogni tanto li ho, ma li so affrontare meglio».
Ma non solo. Durante la settimana del Festival, Paola e Chiara sono state ospiti di RTL 102.5 e si sono raccontate con grande sincerità: dal loro rapporto di sorelle, che per un periodo ha vissuto una battuta d’arresto, fino alla riconciliazione e al ritorno sul palco di Sanremo. Chiara, per l’occasione, ha rivelato il suo momento di down, durante il quale ha fatto davvero fatica ad aprirsi anche con le persone a lei più care, tipo la sorella Paola.
La reazione del web
A proposito di Chiara Iezzi e dei suoi problemi di salute, leggo: «Cosa le è successo? Sembra drogata», «Se non ha voglia, può evitare di cantare», «Con tutto quel botox non riesce a fare espressioni», «Se sta male, può cambiare mestiere», «Si vede che non ha voglia», «Se sei un personaggio pubblico devi accettare le critiche». Ribadisco: di fronte ai segni (più o meno evidenti) di una malattia fisica, nessuno farebbe commenti fuori luogo, Perché – immagino – interverrebbe l’empatia (o più probabilmente la pena).
Se una persona soffre di una malattia mentale, deve sopportare anche il giudizio vuoto di chi crede di avere il diritto di commentare. Proprio perché «si vede che sta male», non sarebbe meglio utilizzare il web per informarsi su cosa abbia un personaggio pubblico, anziché criticarlo?
Diciamoci la verità: se Chiara Iezzi soffrisse di una malattia fisica e si presentasse sul palco con evidenti difficoltà, non solo non verrebbe criticata, svilita e presa in giro, ma – al contrario – otterrebbe le attenzioni ipocrite dello stesso pubblico che oggi la mette alla gogna.
Quindi, ancora una volta, il problema non è la vittima di turno, perché tanto – finché non si supererà il tabù della salute mentale – una vittima ci sarà sempre. Il problema è l’ignoranza che gravita intorno a un argomento che riguarda tutti, indistintamente. E ci riguarda più da vicino di quanto crediamo.