Sul caso della donna trans picchiata a Milano bisogna fare alcune riflessioni, partendo da un assunto: la violenza non si giustifica mai.
Sul caso della donna picchiata dalla polizia, a Milano, c’è molto da dire. O forse no: c’è molto da dire sul modo in cui la notizia è stata data e accolta. Su quello che, insomma, è diventata.
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Perché, di fatto, la notizia è una: una donna sola e disarmata, dunque non pericolosa, è stata colpita dalle forze dell’ordine con dei manganelli, calci all’addome e spray al peperoncino. E la risposta è (o dovrebbe essere) una: c’è una vittima (la donna malmenata) e dei colpevoli (i poliziotti). Non serve conoscere altro per capire che siamo di fronte a una violenza ingiustificata e ingiustificabile. Inqualificabile. Preoccupante.
La violenza non si contestualizza, si punisce
Invece, come spesso accade, alcune notizie assumono un preciso colore politico e finiscono per diventare altro da sé. Per intenderci, è come quando a delinquere è uno straniero e l’attenzione viene rivolta alla sua etnia, che diventa prova incontestabile della sua colpevolezza. Allo stesso modo, la notizia che la donna picchiata è trans (lo sottolineo perché è funzionale a quello che sto per dire) non ha fatto sì che venisse considerata una vittima, ma una che deve aver fatto certamente qualcosa per meritarsi di essere colpita con i manganelli.
Insomma, i più hanno commentato «Bisogna contestualizzare», «Bisogna conoscere i fatti», «Cosa ha fatto lei?». Ecco, qui le cose da dire sono due. La prima: se non si fosse trattato di una donna transessuale, dubito che molti si sarebbero affannati per «contestualizzare» quella che è, a tutti gli effetti, una violenza. Seconda cosa: qualsiasi sia la colpa della donna, e ammesso e non concesso che una colpa esista, questo non giustifica, non diminuisce e non cambia la gravità della violenza perpetrata dalla polizia ai danni di una persona disarmata, inerme, ferita. E poi c’è da porsi qualche domanda: perché un poliziotto dovrebbe picchiare e annientare con lo spray al peperoncino una persona che non rappresenta (più) un pericolo? Perché continuare a colpirla alla testa e all’addome, nel momento in cui è già a terra?
La verità dei fatti
Anche se, come ho già detto, nessuna colpa della donna avrebbe mai potuto giustificare la violenza subita, c’è da dire che la procura ha smentito che abbia mostrato i genitali e minacciato dei bambini, aggiungendo che si è trattato solo di schiamazzi. La procura ha aperto un’indagine per lesioni aggravate e abuso di funzione pubblica. Dopo la pubblicazione del video, tuttavia, è circolata – sul web e sui giornali – la versione della Polizia locale, che la destra ha usato per giustificare la violenza, a conferma del fatto che la notizia ha assunto un preciso colore politico. E questo è inammissibile.
Concludo dicendo che chi giustifica la violenza nei confronti di una donna sola, disarmata, non violenta, è complice di chi l’ha picchiata. Ed è, nel caso servisse sottolinearlo, parte del problema.