Giorgia Soleri a Ibiza, la linea sottile tra ”attivismo pop” e superficialità: gli errori da evitare sia lei che noi

Giorgia Soleri in vacanza a Ibiza, cosa ha detto e perché le sue foto e le sue parole hanno scatenato polemica? Quali errori dovremmo evitare

Giorgia Soleri è finita al centro dell’ennesima polemica a causa di un post su Instagram in cui mostra il suo ultimo viaggio ad Ibiza, diventato occasione per trattare (fin troppo semplicisticamente e in maniera grossolana) alcune tematiche di indubbia importanza; scopriamo cosa ha detto, cosa possiamo trovare di buono nella sua claudicante dichiarazione e quali errori, però, dovremmo necessariamente evitare tutti.

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Quello di Giorgia Soleri potrebbe essere definito un ”attivismo pop”, fatto sulla spinta di buone intenzioni – non sempre puntuali né sviluppate al meglio – e su una popolarità innegabile, di cui l’origine in questo frangente conta ben poco. Sarebbe ipocrita non sottolineare che la possibilità di Giorgia Soleri di essere ascoltata dipenda principalmente dalla fama del suo compagno. Certo, non possiamo sapere se l’avrebbe ottenuta ugualmente o magari semplicemente con tempistiche diverse. Ma questo non lo ritengo un demerito, ma solo una fortuna. Se hai qualcosa da dire, se sei capace e hai le carte e le intenzioni giuste, trovo superfluo criticare o peggio negare l’aiuto di una condizione favorevole. Precisato questo, passiamo all’ultima polemica e i vari passaggi che possano spiegare al meglio quanto successo con una chiave alternativa con cui leggere quanto accaduto.

Giorgia Soleri e la polemica sulla vacanza ad Ibiza: cosa ha detto?

Partiamo dalla base dell’informazione: cosa ha detto Giorgia Soleri e perché la sua vacanza a Ibiza è diventata motivo di dibattito? Non so quando l’epiteto di influencer sia diventato dispregiativo, quindi parto con il precisare che verrà utilizzato esclusivamente in termini concreti riferiti al lavoro che la protagonista di questa polemica svolge. Quindi, fatta questa ennesima premessa, cominciamo.

Giorgia Soleri ha pubblicato un ”carosello” con una serie di immagini della sua vacanza a Ibiza. Il post non ha chiari riferimenti ADV, nonostante vengano taggate due delle persone che organizzano questa tipologia di retreat (ritiro, ndr), come definito dalla stessa ragazza. Quindi non mi permetto di azzardare che sia stata pagata per prenderne parte, non sarebbe certo quello un problema e neanche se le fosse stato offerto gratuitamente in cambio di pubblicità. Ma anche in quel caso sarebbe stata necessaria, però, una precisazione a riguardo. Ma questo non è un processo alle intenzioni o alle supposizioni, né di altro genere.

Ma torniamo al nodo vivo della polemica, Giorgia Soleri parte per questo ritiro ad Ibiza. Pubblica una serie di foto che immortalano diversi momenti dei giorni trascorsi. E sfrutta l’occasione per trattare vari temi. Ecco, intanto, cosa ha detto e passiamo poi alle considerazioni in merito:

«In una società che ritiene la performance, l’iperproduttività e il sacrificio dei propri desideri per aderire a standard inumani dei valori da sfoggiare, il riposo è un atto politico.

Ancor di più quando a praticarlo sono corpi non conformi, disabili, queer. Il privilegio necessario a potersi permettere di provare a vivere, anche solo ogni tanto, seguendo i ritmi di cui il proprio sé ha bisogno, continua ad essere un’ingiustizia che dovremmo combattere. Per un mondo più a misura di essere umano.

Mi porto a casa questo, dai giorni passati a Ibiza, grazie a @nomedellapersona, @nomedellapersona e tutte le incredibili donne che mi hanno accompagnata. Ma anche molto altro: comunitá, amore, condivisione, rispetto, cura, compassione.

Spero di saper far tesoro di questa esperienza così potente e intensa e di poterla metabolizzare, elaborare, interiorizzare e riversare nel mondo a mia volta. Abbiamo un disperato bisogno di bellezza (nella sua accezione più ampia) e del tempo per imparare nuovamente a coglierla e coltivarla.»

Giorgia Soleri a Ibiza: «Il riposo è un atto politico»

La frase che ha fatto esplodere, principalmente, la polemica è senza dubbio quella sul riposo come atto politico. Un messaggio che ha intenzioni mirate e lodevoli su cui vorrei soffermarmi prima di arrivare alla polemica. La base del ragionamento di Giorgia Soleri è un messaggio importante da metabolizzare, far proprio e diffondere.

La società del sacrificio è una gabbia che mina la libertà di tutti. Tanto quanto la pressione dell’iperproduttività e della fame di esserci e fare sempre ad ogni costo, a discapito della vita stessa, per raggiungere obiettivi e vette che invece di avvicinarsi si fanno man mano più alte e lontane. Facendoci perdere di vista la realtà e la salute mentale, il più delle volte.

Detto questo, la verità è verità per tutti. Che tu faccia di mestiere l’avvocatessa, la modella, il commesso o il make-up artist. Comprendo il dissenso di chi il riposo non può neanche metterlo in conto, a causa di ragioni radicate nei peccati della società in cui viviamo e che al ragionamento di viverlo come un atto politico e psicologico non può neanche permettersi di arrivarci. Ma in questo caso, Giorgia Soleri parla di sé, di quel che sa e che può fare. E non credo sia giusto criticarla per questo.

Quel che manca, però, è la precisazione chiara ed esplicita del privilegio. Giorgia Soleri è chiaramente, in questo contesto, una privilegiata rispetto alla maggioranza. Può permettersi un ritiro a maggio – pagato o meno che sia – e può permettersi di allenare le sue consapevolezze, maturando esperienze e collezionando possibilità di evoluzione personale. Che lei possa farlo è un demerito personale? No, ovviamente. Che lei possa approfittare di una buona condizione per farsi portavoce di tematiche importanti è sbagliato? Sicuramente no, anzi.

E dove sta l’errore allora? Probabilmente nel non puntare ad un ragionamento più ampio che includa davvero tutti. E se di pretesa si può parlare, da parte dei lettori o di chi come me si aspetterebbe uno sforzo in più (e qui non parliamo di giudizio sulla performance) lo si fa sulla base delle sue scelte e della sua rivendicata e lodevole intenzione di fare del bene. E anche, perché no, sulla voglia e la fiducia di credere che possa farlo meglio di così.

Giorgia Soleri: «Ancor di più quando a praticarlo sono corpi non conformi, disabili, queer»

Seppur sforzandomi, non riesco a capire se con la frase «Ancor di più quando a praticarlo sono corpi non conformi, disabili, queer» Giorgia Soleri faccia riferimento a se stessa. Non vorrei cadere nell’errore di essere stata indirizzata male, dal continuo collegamento della sua immagine con le notizie inerenti al suo peso forma. E in questo caso, potrei essere la prima a cadere in un imperdonabile sbaglio da evitare. 

Giorgia Soleri parla di corpi non conformi e potrebbe semplicemente star facendo un discorso generico. Ma ammetto che le notizie sul suo peso e le immagini riportate mi abbiano messo nella condizione di pensare che si riferisse proprio a questo.

Detto questo, spero vivamente che Giorgia Soleri non stesse parlando di sé. Considerato che il suo non è di certo un corpo non conforme per qualche chilo in più o in meno.

Femministe contro femministe?

Io parto da un presupposto base. Mi ritengo una femminista che tenta di migliorarsi ogni giorno. Sono vittima del patriarcato come tutte le altre donne e per anni ne sono stata inconsciamente anche malata. E forse lo sono ancora. Perché sradicare dinamiche tossiche è un processo di guarigione complesso, che va revisionato ogni tot e messo in discussione quando serve e anche quando non sembri servire più. Per questo, quando mi si presenta la polemica su Giorgia Soleri, che batte su temi che ritengo importanti, il mio primo riflesso è quello di capire cosa ci sia dietro ad una serie di errori grossolani e poco fertili per la lotta.

Quel che soffro è sicuramente la mancata occasione di poter fare di più. Non credo che le influencer come Giorgia Soleri non servano, sono certa possano arrivare ad un target di mezzo che può trarre giovamento da una buona base di pensiero. Temo sempre, però, il contraccolpo di un’arma – come quella dei social e della visibilità – sfruttata e impegnata male, che possa alla fine allontanare più che coinvolgere. 

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