Paolo Del Debbio: chi è suo padre? «Papà è stato deportato dai nazisti»: il racconto del conduttore di Dritto e Rovescio

Velio Del Debbio, padre del conduttore di Dritto e Rovescio Paolo Del Debbio, ha vissuto la drammatica esperienza del campo di concentramento

Paolo Del Debbio, uno dei volti più presenti nelle reti Mediaset, ha voluto condividere con il suo pubblico la drammatica esperienza di suo padre deportato dai nazisti. Scopriamo di seguito tutti i dettagli del suo doloroso racconto!

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Giornalista e conduttore televisivo, Paolo Del Debbio si è laureato in Filosofia all’Università Pontificia della Santa Croce di Roma. Dal 1988 al 1993 ha lavorato in Fininvest Comunicazioni, prima come coordinatore del centro studi e poi come assistente dell’amministratore delegato. Promotore del partito di Forza Italia, nel 1994, invece, ne è stato anche stato Direttore dell’ufficio studi nazionale. Del Debbio, inoltre, è anche un professore universitario e insegna Etica ed Economica all’università IULM di Milano.

Chi è il padre di Paolo Del Debbio?

Paolo Del Debbio nel 2021 ha pubblicato un libro dove parla apertamente della sua vita, riportando anche i racconti di suo padre Velio Del Debbio. Il genitore del giornalista Mediaset, infatti, è stato deportato nel campo di prigionia nazista di Luckenwalde. Grazie ai ricordi di papà Velio e mamma Lilia, il conduttore di Dritto e Rovescio è cresciuto in una famiglia che lo ha educato al rispetto verso l’altro, trovando la felicità con poco.

Del Debbio, commosso, ricorda così suo padre:

Tornò dopo due anni dal campo di concentramento dov’era stato prigioniero dal 1943. Pesava meno di 40 chili. Tutti in paese l’avevano dato per morto, anche mia madre.

Paolo Del Debbio: «Papà è stato deportato dai nazisti»

Ospite nel salotto di Mara Venier, durante la trasmissione Domenica in, Paolo Del Debbio ha svelato ai telespettatori che il padre, durante la sua deportazione nel campo di concentramento nazista, non ha mai perso la dignità, curando principalmente anche il suo aspetto. Era un modo per mantenersi vivi, nonostante le mille atrocità della giornata. Ecco le sue parole:

Non hanno mai perso la dignità. Si alzavano alle 06:00, faceva un freddo bestia. C’era la stufa ma gli aguzzini bastardi delle SS non l’attivavano mai. Andavano al lavandino, rompevano il ghiaccio, si lavavano, si facevano la barba. Volevano dimostrare che gli aguzzini gli avevano tolto la libertà, ma loro avrebbero continuato a curarsi: “Mi faccio vedere con la schiena dritta anche se mi ammazzeranno”, tutti pensavano di andare a finire nella camera a gas. Molti si abbandonavano, diventavano pazzi. Tutti gli ebrei presenti andarono a finire nei campi di sterminio.

Il racconto del conduttore di Dritto e Rovescio

Il conduttore di Dritto e Rovescio continua con il suo racconto, in riferimento alla prigionia del padre, rivelando dettagli sempre più drammatici:

Fu liberato nel ’45 dagli Alleati. Lui fu preso che era militare in Grecia, quel maledettissimo 8 settembre del ’43 e poi fu liberato nel ’45, ad aprile. Arrivò a Lucca ad agosto con mezzi di fortuna. Devi sapere che gli americani, appena liberati, gli davano un po’ da mangiare. Però, se mangiavano anche solo un po’ di cioccolata, rimettevano tutto subito. Non erano più abituati. Mio papà pesava attorno ai 40 chili. Puoi immaginare. Non era altissimo, ma 40 chili è niente. Quindi gli davano da mangiare piano piano, un pochino alla volta.

E ancora:

Quando gli americani li liberarono, prima li ricostituirono un po’ o non ce l’avrebbero fatta a fare nulla. Poi, tramite un camion, mio padre arrivò a Verona. Poi da Verona a Lucca, la fecero a piedi lui e un suo amico. 400 km. C’era tutto il paese intorno che lo aspettava, si era sparsa la voce che erano tornati. Erano due anni che non si avevano notizie di loro, quando mandavi i pacchi col cibo al campo di concentramento, li davano ai cani. Quando arrivò mia mamma, tutti andarono via per lasciarli soli.

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