Il 27 gennaio è il giorno della memoria, la data scelta dalle Nazioni Unite per ricordare e non dimenticare gli orrori contro gli ebrei.
Il giorno della memoria del 27 gennaio è dedicato alla commemorazione delle vittime della Shoah, celebrata in tutto il mondo per non dimenticare gli orrori voluti dai nazisti, durante la seconda guerra mondiale. Scopriamo di seguito cosa è accaduto nel 1945 e perché è stato scelto proprio questo giorno!
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27 gennaio: perché è il Giorno della Memoria?
Tra le giornate speciali celebrate nel calendario dell’anno, il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, una data che invita tutti a ricordare un evento drammatico avvenuto durante la seconda guerra mondiale, tra il 1939 e il 1945.
Questa data è stata scelta perché proprio il 27 gennaio del 1945, alla fine della secondo conflitto bellico che ha coinvolto il mondo intero, è stato liberato dalle truppe sovietiche il campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. Da quel giorno tutto il pianeta è venuto a conoscenza veramente di quali terribili atrocità aveva fatto in molti Paesi d’Europa il governo nazista, guidato da Adolf Hitler.
Diventato ormai una ricorrenza internazionale, il 27 gennaio è il Giorno della Memoria per commemorare, quindi, le vittime della Shoah. A designarlo come data da non dimenticare, è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 1º novembre 2005.
Cosa accadde nel 1945?
La scelta di stabilire il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio è avvenuta perché in quella data del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, hanno liberato il campo di concentramento di Auschwitz.
Durante l’occupazione nazista della Polonia, oltre a questo campo, sono stati costruiti altri, tra cui Birkenau e il campo di lavoro di Monowitz. Negli altri 45 sotto-campi, i deportati sono stati utilizzati e sfruttati per lavorare nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.
Auschwitz, oltre a essere il campo di sterminio più grande tra quelli realizzati dai nazisti. è stata una vera e propria macchina infernale. Il progetto era quello di arrivare alla diabolica soluzione finale della questione ebraica, per cui quel luogo era il più efficiente centro di sterminio.
Oggi quel posto è il simbolo universale del lager: una terrificante fabbrica della morte dove milioni di persone sono state rinchiuse e uccise.
La Shoah
Tra tutti i morti innocenti, sei milioni erano ebrei. Lo sterminio del popolo ebraico è chiamato Shoah che, in ebraico, significa distruzione. Prima di allora, gli ebrei vivevano come qualsiasi altro cittadino in tutti i Paesi che sono stati conquistati dall’esercito nazista. Oltre che in Germania, in Austria, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Polonia, risiedevano anche Italia e altri Stati europei.
Nel corso della seconda guerra mondiale, tra il 1939 e il 1945, sono stati catturati uomini, donne e anche bambini, derubati della loro casa e di ogni loro avere, per essere portati nei campi di concentramento. Moltissimi morirono per le terribili condizioni di vita nei campi, ma la maggior parte venne uccisa. Soltanto pochissimi riuscirono a sopravvivere, per tornare dopo la fine della guerra in una casa che non avevano più!
Altre vittime
Oltre agli ebrei, sono stati rinchiusi nei campi di concentramento altri gruppi sociali che venivano considerati inferiori: i rom, gli omosessuali, gli oppositori politici che non accettavano e combattevano il nazismo, le persone con disabilità, i Testimoni di Geova e molte popolazioni dell’Europa dell’est.
L’importanza della memoria
Qualcuno potrebbe chiedersi:
Ma se cose tanto brutte sono successe in un passato ormai lontano, se tanto tempo fa alcune persone hanno fatto cattiverie così terribili ad altre persone, perché dobbiamo continuare a ricordare?
La risposta è semplice e immediata: ricordare è una soluzione importante perchè serve ad aiutare per non ripetere gli errori del passato.
Ricordare è mettere in evidenza che la responsabilità di quanto è successo durante il nazismo non è soltanto di chi ha ucciso o fatto azioni violente contro altre persone, ma ci sono altri responsabili. Chi ha visto delle ingiustizie, ma ha preferito guardare da un’altra parte, ha le stesse responsabilità di chi ha ucciso.
Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, ci invita a riflettere su tutto questo.