Il nome della senatrice a vita Liliana Segre è tristemente legato al binario 21, posto destinato a un ruolo tremendo per gli ebrei!
Liliana Segre, oltre a essere senatrice a vita, è una superstite dell’Olocausto, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz e attiva testimone della Shoah. Il suo nome è legato al binario 21. Sapete di cosa si tratta? Scopriamolo di seguito!
Leggi anche: Sami Modiano: età, moglie, figli, sorella, biografia, dove vive, testimonianza, come contattarlo
Nata a Milano, in una famiglia ebraica, Liliana Segre ha vissuto con suo padre, Alberto Segre, e i nonni paterni, Giuseppe Segre e Olga Loevvy. Sua madre, Lucia Foligno, era morta quando lei non aveva nemmeno compiuto un anno. Pur essendo cresciuta in una famiglia laica, Liliana ha sempre avuto la consapevolezza del suo essere ebrea, soprattutto quando è stata espulsa dalla scuola che frequentava, in virtù delle leggi razziali fasciste del 1938.
Dopo l’intensificazione della persecuzione degli ebrei italiani, suo padre l’ha nascosta presso degli amici, utilizzando documenti falsi. Il 10 settembre 1943 provò, assieme al padre e due cugini, a fuggire a Lugano, in Svizzera: i quattro furono però respinti dalle autorità del paese elvetico. Il giorno dopo, Liliana Segre venne arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese, all’età di tredici anni. Dopo sei giorni in carcere a Varese, fu trasferita a Como e poi a San Vittore a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni.
https://www.instagram.com/p/B4cZlphpPkL/?hl=it
Cos’è il binario 21?
Il binario 21 è il luogo da cui partivano i deportati ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio, dall’Italia, precisamente da Milano.
Proprio da quel binario milanese, Liliana Segre è stata deportata il 30 gennaio, verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, che ha raggiunto dopo sette giorni di viaggio.
Arrivata nel luogo tremendo, è stata immediatamente separata dal padre, che non rivide mai più e che poi morì il 27 aprile 1944. Il 18 maggio 1944 anche i suoi nonni paterni furono arrestati a Inverigo, in provincia di Como. Dopo qualche settimana anche loro vennero deportati ad Auschwitz e lì uccisi nelle camere a gas, lo stesso giorno dell’arrivo, il 30 giugno 1944.
Dove si trova?
Diventato oggi un memoriale visitabile, il binario 21 si trova all’interno della Stazione Centrale.
Al pianoterra della Stazione Centrale è posto il tristemente noto Binario 21, il luogo da dove partirono treni carichi di ignari ebrei verso i campi di sterminio nazisti. A partire dal 1943 fino al 1945 migliaia di persone vennero stipate nei convogli inizialmente destinati al servizio postale e mandati a morire ad Auschwitz o in altri campi di concentramento. Non è stato possibile ricostruire il numero preciso dei deportati ma sul Muro dei Nomi sono riportati i nomi delle 774 persone che partirono con i primi due treni, nel gennaio del 1944. Di queste solo 27 sopravvissero. Ad oggi solo una è ancora in vita: Liliana Segre.
Il Memoriale della Shoah, inaugurato nel 2013, è la testimonianza di una delle pagine più brutte e atroci della nostra storia, un luogo in cui riflettere e per non dimenticare.
A cosa serviva?
Era il punto di partenza di migliaia di ebrei italiani verso i campi di concentramento e sterminio. Tutte quelle persone erano destinate ai lavori forzati e, nella maggior parte dei casi, alla morte sicura. Da quel luogo è passata anche Liliana Segre.
Una volta arrivata al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, a Liliana è stato immediatamente impresso il numero di matricola 75190, tatuato sull’avambraccio sinistro. In quel luogo degli orrori, per circa un anno, è stata assegnata ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union – Siemens. Alla fine di gennaio 1945, dopo l’evacuazione del campo, ha affrontato la marcia della morte verso la Germania.
Per Liliana Segre la liberazione è avvenuta il 1º maggio 1945, nel campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück che fu liberato dall’Armata Rossa. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana è stata tra i 25 sopravvissuti.
Al rientro nell’Italia liberata, ha vissuto inizialmente con gli zii e poi con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia.