Ermanno Lavorini aveva appena dodici anni al momento della sua scomparsa. Una vicenda intrigata che ha coinvolto l'Italia intera.
Ermanno Lavorini era il ragazzino dodicenne scomparso a Viareggio alla fine degli anni Sessanta, la cui storia è stata capace di invadere di mistero l’Italia intera. Chi lo ha ucciso e perché? Entriamo di seguito in ogni dettaglio per scoprire cosa si nascose dietro al tragico delitto!
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Era il 31 gennaio 1969, un giorno in cui Viareggio si preparava a vivere il festoso Carnevale, celebre in tutto il mondo. Il piccolo Ermanno Lavorini quel Carnevale non lo vedrà mai. La sua improvvisa scomparsa ha portato la città della Versilia a una caccia al mostro senza precedenti! Una vicenda mai vissuta in Italia fino a quel tempo, con protagonista un ragazzino ritrovato cadavere sulla spiaggia di Marina di Vecchiano circa un mese dopo.
Tra indagini, sospetti e mezze verità fitte di misteri, a distanza di oltre mezzo secolo, la vicenda ancora continua a presentare alcuni lati oscuri.
Ermanno Lavorini, tutta la storia del bambino scomparso a Viareggio
Iniziata venerdì 31 gennaio 1969, la storia di Ermanno Lavorini, oltre a essere il primo caso in Italia di rapimento di un bambino, è ricordata come quella che ha fatto più scalpore nel secondo dopoguerra italiano.
La sparizione di Ermanno, le ricerche, la richiesta di riscatto per il presunto rapimento prima e il ritrovamento del suo corpo senza vita poi, hanno fatto discutere per tantissime settimane i mezzi d’informazione italiani del tempo. Il tutto suscitando orrore, polemiche e, soprattutto, scandalo.
Genitori di Ermanno Lavorini
Lucia e Armando erano la mamma e il papà di Ermanno Lavorini, morti nel 2001. Entramni commercianti, gestivano insieme un’attività al centro di Livorno. La madre è stata l’ultima a vedere il figlio vivo quell’indimenticabile ultimo venerdì di gennaio 1969.
Sorella
Alle 17.40 di quel tragico 31 gennaio 1969, casa Lavorini è arrivata una telefonata. A rispondere è stata la sorella Marinella. Dall’altra parte della cornetta, una voce adulta ha detto:
Ermanno non tornerà a casa, anzi ritorna dopo cena. Dica a suo padre di preparare quindici milioni e di non avvertire la polizia.
Età quando è scomparso
Ermanno Livorini aveva 12 anni quando è scomparso. Avrebbe compiuto a breve tredici anni: era nato, infatti, a Viareggio il 23 marzo 1956, la stessa città che il 31 gennaio 1969 lo vide scomparire per sempre.
Chi ha ucciso Ermanno Lavorini e perché
La sentenza della Corte d’appello e poi quella definitiva della Cassazione hanno stabilito che il movente dell’omicidio sia stato un ricatto a fini estorsivi rivolto all’obiettivo di finanziare il gruppo monarchico.
Resèonsabili del rapimento e dell’uccisione del bambino è un gruppo politico locale, il Fronte monarchico, guidato da Pietro Vangioni, che durante le indagini aveva offerto la sua collaborazione ai carabinieri per depistare le indagini.
Vangioni aveva indicato ai carabinieri che il colpevole era il cassiere dell’associazione, Marco Baldisseri, un ragazzo di sedici anni. Proprio quest’ultimo è stato ritenuto l’autore del delitto e si ipotizza che la richiesta di riscatto fosse una copertura per coprire un omicidio preterintenzionale, cioè non voluto in modo da dare la colpa al gruppo di ragazzi.
Baldisseri ha fornito diverse versioni dell’accaduto, accusando altre persone e indicando come autore della telefonata di richiesta di riscatto ai familiari Adolfo Meciani, un commerciante di Viareggio. Sempre secondo le sue accuse, Meciani avrebbe ucciso Lavorini con un pugno, perché aveva resistito alle sue avances sessuali. La dichiarazione, dimostratasi poi falsa, distrusse Meciani.
Il processo
Il processo di primo grado, iniziato nel gennaio del 1975, si è concluso il 6 marzo dello stesso anno con una condanna: Marco Baldisserri ebbe 15 anni di reclusione, Rodolfo della Latta 19 anni e quattro mesi (più tre anni di libertà vigilata per entrambi). Pietro Vangioni fu assolto per insufficienza di prove. La Corte di Assise di Pisa accolse però la tesi del Pubblico Ministero, negando che il delitto avesse avuto un movente politico ed affermando che era
maturato in un ambiente di omosessuali.
Diversa fu la sentenza della Corte di Cassazione, arrivata il 13 maggio 1977, comminando 11 anni di carcere a Della Latta, 9 a Vangioni e 8 anni e 6 mesi a Baldisseri, per omicidio preterintenzionale e sequestro di persona al fine di raccogliere fondi per la loro associazione.
Tomba
A Marina di Vecchiano, nei pressi di Livorno, è stato deposto un cippo in memoria di Ermanno.
Canzone di Ligabue
Nella straordinaria canzone Nel tempo, Luciano Ligabue ha cantato:
Hanno ucciso Lavorini e dopo niente è stato come prima.
Parole che riportano indietro nel tempo, a quell’uggioso 31 gennaio del 1969. Contenuta nell’album del cantautore emiliano Arrivederci mostro del 2015, ricorda Ermanno Lavorini, alla sua storia avvenuta in un passato così lontano al punto da far dimenticare a molti il nome del ragazzo.
Una storia che per la generazione di Ligabue ha rappresentato il simbolo di uno spartiacque nella vita degli adolescenti. Dopo, niente è stato come prima ma i giovani contemporanei ignorano del tutto quella vicenda!
Curiosità sul caso Ermanno Lavorini
Inizialmente gli inquirenti non hanno trovato una vera e propria pista da seguire nelle indagini. Inoltre, l’enorme risonanza mediatica della vicenda ha dato il la a tutta una serie di falsi testimoni, mitomani e gente senza scrupoli, interessati alla cifra di quindici milioni di lire richiesta per il riscatto, al tempo una somma considerevole.
Alla vicenda sono legate alcune sorprendenti curiosità. Noi di DonnaPOP abbiamo raccolto per voi le cinque che maggiormente sono rimaste impresse e che troverete di seguito.
- La bici rossa – Ermanno aveva una fiammante bici rossa, una Super Aquila. Proprio con questa due ruote, subito dopo pranzo, si è allontanato da casa, salutando la mamma che lo aspettava per il primo pomeriggio, dirigendosi verso la piazza dove c’era un luna park.
- Il depistaggio – Finalizzato al finanziamento di un’associazione eversiva di monarchici, il sequestro di Ermanno servì per depistare le indagini, ipotizzando una falsa pista di pedofilia.
- Niente è stato più come prima – Prima della vicenda i ragazzi tredicenni o quattordicenni livornesi uscivano da soli, andavano al cinema anche senza essere compagnati. Dopo la scomparsa di Ermanno, l’innocenza se ne è andata con lui.
- False accuse – A causa delle false accuse sono morti due uomini. Il primo è Adolfo Meciani, sposato e con figli, sospettato di pedofilia e di aver avuto il ruolo di mostro nella vicenda, non ha retto alle accuse e si è ucciso in carcere. Il secondo è Giuseppe Zacconi, anche lui tra i sospetti, figlio dell’attore Ermete Zacconi, anche lui diventato vittima di un linciaggio mediatico e nel 1970 è morto d’infarto.
- Misteri non risolti – Alla semplice domanda rivolta durante un’intervista del Corriere a Marco Baldisseri:
Come avete fatto, tre ragazzi quindicenni, a tenere sotto scacco l’intero Paese? Perché avete inventato tante versioni false?
La risposta è secca è stata:
Perché qualcuno ci aveva detto di fare così, qualcuno ci guidava. Degli adulti.
Una domanda, quindi, senza una vera risposta ma con una traccia aperta verso una strada buia e fitta di misteri da dipanare! Si arriverà mai alla verità?