Aldo Moro è stato il più grande statista italiano, rapito dalle Brigate Rosse, durante il conflitto sono morti gli uomini della sua scorta
Aldo Moro è stato il più grande statista dell’Italia repubblicana, rapito nel 1978 per mano delle Brigate Rosse. Durante il conflitto sono morti anche gli uomini della sua scorta. Cerchiamo di fare chiarezza nella vicenda.
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Aldo Moro sequestro e morte: chi è stato ucciso insieme a lui?
Nella mattina in cui Aldo Moro è stato rapito, lo statista si trovava sulla vettura con la sua scorta. La versione ufficiale racconta che la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione, nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma, alla Camera dei Deputati, è stata intercettata da un commando delle Brigate Rosse, all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa.
Durante il conflitto sono stati sparati novantasei colpi di arma da fuoco e, secondo quanto è stato reso noto, sembra che gli uomini delle Brigate Rosse uccisero i cinque uomini della scorta Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. La stranezza è che Aldo Moro non venne in alcun modo ferito ma lasciato indenne per essere sequestrato. Si tratta di una delle tante verità nascoste e mai rivelate che contribuiscono a infittire tutta la storia della morte dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana.
Dove hanno ritrovato il corpo?
Il corpo di Aldo Moro, tutto rannicchiato e con dodici proiettili, fu ritrovato in una Renault 4 rossa rubata, il 9 maggio a Roma in via Caetani, a Roma. Quella via è vicina a due luoghi emblematici, sia alla sede nazionale della Democrazia Cristiana a Piazza del Gesù sia a quella del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure.
Dopo una prigionia di cinquantacinque giorni nel covo di via Camillo Montalcini 8, sembrerebbe le Brigate Rosse abbiano deciso di concludere il sequestro uccidendo Moro. Dopo averlo fatto salire dentro il portabagagli dell’automobile, gli hanno ordinato di coricarsi e coprirsi con una coperta. Secondo le ricostruzioni, la motivazione era che volevano trasportarlo nella vettura per poi essere trasferito in un altro luogo.
Chi ha sparato a Moro?
Questa risposta non ce l’ha nessuno! Indagini, intercettazioni, rivelazioni di ex brigatisti hanno evidenziato parecchie incongruenze. A quarant’anni dalla morte di Aldo Moro sappiamo che la sua uccisione è avvenuta per mano delle Brigate Rosse. Sappiamo anche che è stata voluta da altri personaggi della politica del tempo, da Giulio Andreotti in primis. Le motivazioni? Parte tutto dal pensiero dell’uomo lungimirante che era Moro, aperto verso l’unione europea, convinto che insieme alle correnti politiche avversarie si può governare e meglio. Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore sia del sequestro sia sulla sua uccisione ha detto, con fermezza, alcune parole di cui vale la pena leggere:
Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia.
Oltre a Andreotti, il magistrato, si rivolge a Francesco Cossiga (al tempo Ministro dell’Interno) e al sottosegretario Nicola Lettieri, e continua:
Quei politici sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio. Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti.
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