Aldo Moro è stato ucciso nel 1978 per mano delle Brigate Rosse. A distanza di quasi mezzo secolo la vicenda è ancora misteriosa
Aldo Moro è stato un grande personaggio politico dell’Italia repubblicana, due volte premier, ucciso nel 1978 per mano delle Brigate Rosse. A distanza di quasi mezzo secolo la sua è una storia drammatica, ancora infittita da misteri di Stato mai rivelati. Cerchiamo di fare chiarezza nella vicenda.
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Chi era Aldo Moro?
L’uccisione di Aldo Moro, due volte capo del Governo italiano e Presidente della Democrazia Cristiana, è una vicenda che, a distanza di quarantaquattro anni, rimane un caso irrisolto. Per molti versi è la più buia pagina della storia d’Italia, intrecciata ai più grandi misteri internazionali che ancora rimangono avvolti nel silenzio totale.
Il caso Moro è iniziato ufficialmente il 16 marzo 1978, quando l’ex Premier italiano è stato rapito in via Fani. Moro si stava recando alla Camera dei Deputati poiché Giulio Andreotti, per la quarta volta, stava per ottenere dal Parlamento il voto di fiducia da tutti i rami, democratico, socialista e comunista. Da sottolineare che il PCI era per la prima volta nell’area di Governo della Repubblica in Italia.
Da quel momento sono trascorsi cinquantacinque giorni, in cui l’Italia si è trovata nel vortice di una tremenda guerra civile, capace di segnare gli anni Settanta e Ottanta, aprendo la strada a quella che è la storia attuale della nostra penisola. Il tutto fino al 9 maggio 1978, il giorno in cui Moro è stato trovato morto in via Caetani, a Roma.
L’immagine del corpo dell’ex Premier italiano esanime, accartocciato su se stesso nel bagagliaio di una Renault 4 rossa è rimasta indelebile negli occhi e nella memoria degli italiani e, inesorabilmente, ha fatto il giro del mondo. Quella fotografia ancora oggi è il simbolo degli anni di piombo.
Età alla morte
Aldo Moro era nato a Maglie, in provincia di Lecce, il 23 settembre 1916. È stato ucciso a Roma, il 9 maggio 1978, all’età di 61 anni.
Tutta la storia della morte
La storia della morte di Aldo Moro ha inizio, e nello stesso tempo la fine, con il suo rapimento in via Mario Fani, la mattina del 16 marzo 1978. In effetti il caso Moro è la storia d’Italia, un periodo di circa Sessantanni nel quale è tracciata storia di un uomo, di un partito, di una Repubblica di una società.
Da premettere che del caso Moro se ne ne sono occupati otto processi, quattro commissioni terrorismo e stragi, due commissioni Moro, una commissione P2, per cui riassumere l’intera vicenda è un compito piuttosto arduo.
Nella mattina in cui Aldo Moro è stato rapito, dalle indagini, intercettazioni, rivelazioni di ex brigatisti hanno evidenziato parecchie incongruenze. La versione ufficiale racconta che la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione, nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma, alla Camera dei Deputati, è stata intercettata da un commando delle Brigate Rosse, all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa.
Durante il conflitto sono stati sparati novantasei colpi di arma da fuoco e, secondo quanto è stato reso noto, sembra che gli uomini delle Brigate Rosse uccisero i cinque uomini della scorta Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. La stranezza è che Aldo Moro non venne in alcun modo ferito ma lasciato indenne per essere sequestrato. Si tratta di una delle tante verità nascoste e mai rivelate che contribuiscono a infittire tutta la storia della morte dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana.
La morte di Moro
Dopo una prigionia di cinquantacinque giorni nel covo romano di via Camillo Montalcini 8, sembrerebbe le Brigate Rosse abbiano deciso di concludere il sequestro uccidendo Moro. Dopo averlo fatto salire dentro il portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa rubata, gli hanno ordinato di coricarsi e coprirsi con una coperta. Secondo le ricostruzioni, la motivazione era che volevano trasportarlo nella vettura per poi essere trasferito in un altro luogo.
Il corpo di Aldo Moro, tutto rannicchiato e con dodici proiettili, fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani, a Roma. Quella via è vicina a due luoghi emblematici, sia alla sede nazionale della Democrazia Cristiana a Piazza del Gesù sia a quella del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure. Aldo Moro aveva 61 anni.
I funerali di Aldo Moro
Il 13 maggio successivo si è tenuta una solenne commemorazione funebre nella basilica di San Giovanni in Laterano, a cui parteciparono le principali personalità politiche italiane, trasmessa in diretta televisiva. Al rito, celebrato dal cardinal vicario di Roma Ugo Poletti ha presenziato eccezionalmente anche papa Paolo VI, che ha pronunciato un’accorata omelia per l’amico assassinato.
La cerimonia si è svolta, tuttavia, senza il feretro di Moro per esplicito volere della famiglia. Nè la moglie nè i figli vi hanno partecipato in quanto hanno ritenuto che lo Stato italiano avesse fatto poco o nulla per salvare la vita dello statista, rifiutando i funerali di Stato e svolgendo le esequie in forma privata, il 10 maggio, presso la chiesa di San Tommaso, nel comune di Torrita Tiberina, in provincia di Roma, luogo dove Moro aveva amato soggiornare e nel cui cimitero è stato sepolto.
Chi l’ha ucciso?
Questa risposta non ce l’ha nessuno! Indagini, intercettazioni, rivelazioni di ex brigatisti hanno evidenziato parecchie incongruenze. A quarant’anni dalla morte di Aldo Moro sappiamo che la sua uccisione è avvenuta per mano delle Brigate Rosse. Sappiamo anche che è stata voluta da altri personaggi della politica del tempo, da Giulio Andreotti in primis. Le motivazioni? Parte tutto dal pensiero dell’uomo lungimirante che era Moro, aperto verso l’unione europea, convinto che insieme alle correnti politiche avversarie si può governare e meglio. Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore sia del sequestro sia sulla sua uccisione ha detto, con fermezza, alcune parole di cui vale la pena leggere:
Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell’uccisione ricevettero l’ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia.
Oltre a Andreotti, il magistrato, si rivolge a Francesco Cossiga (al tempo Ministro dell’Interno) e al sottosegretario Nicola Lettieri, e continua:
Quei politici sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D’Amelio.
Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti.
Come hanno rapito Aldo Moro?
Come ogni mattina, quel 16 marzo 1978, Aldo Moro ha lasciato il suo appartamento per salire sull’automobile con gli uomini della sua scorta. Dopo essersi recato in chiesa per la messa quotidiana, si è trovato in via Mario Fani. Pur essendo una strada tranquilla di un quartiere residenziale di Roma, non faceva però parte del percorso consueto. Non si scoprirà mai perchè il corteo passò da lì e perchè si fermò. L’unica certezza è data dal fatto che un commando, composto anche dalle Brigate Rosse si affiancò alle auto e aprì il fuoco. Cinque militari, due carabinieri e tre poliziotti, vennero uccisi.
Aldo Moro, unico sopravvissuto alla strage, è stato sequestrato. Poche ore dopo, contemporaneamente a Roma, Milano e Torino, è stato comunicato dalle Brigate Rosse che l’ex Premier italiano e Presidente della Democrazia Cristiana era nelle loro mani.
Il pensiero di Aldo Moro
Un pensiero quello dello statista Aldo Moro oggi più che mai attuale. Un uomo lungimirante che possiamo riassumere nel suo ultimo messaggio politico. Si tratta dell’ultima intervista da lui rilasciata a Eugenio Scalfari, pubblicata postuma sulla Republica nell’ottobre 1978. Ecco le sue parole:
Non è affatto un bene che il mio partito sia il pilastro essenziale di sostegno della democrazia italiana. Noi governiamo da trent’anni questo Paese. Lo governiamo in stato di necessità, perché non c’è mai stata la possibilità reale di ricambio che non sconvolgesse gli assetti istituzionali ed internazionali. Quando noi parliamo di “spirito di servizio” so bene che molti dei nostri avversari non ci prendono sul serio. Pensano che sia una scusa comoda per non cedere nemmeno un grammo di potere che abbiamo. So anche che per molti del mio partito questo stato di necessità è diventato un alibi alla pigrizia e qualche volta all’uso personale del potere. Sono fenomeni gravi ma marginali. Resta il fatto che la nostra democrazia è zoppa fino a quando lo stato di necessità durerà. Fino a quando la democrazia cristiana sarà inchiodata al suo ruolo di unico partito di governo.
Queste dichiarazioni furono la sua condanna. Vi lasciamo di seguito una bella immagine dello statista, dove appare solare e accogliente, da Presidente della Democrazia Cristiana, verso Enrico Berlinguer, leader del Partito Comunista Italiano. In questa immagine c’è l’essenza della figura di Aldo Moro.
Moglie
Moglie di Moro, Elena Chiavarelli è stata una donna tenace, capace di bussare a tutte le porte, nel tentativo di salvare la vita del marito. Sposati il 5 aprile 1945, avevano in comune prìncipi di fede e amore verso la famiglia. Dopo l’agguato del 16 marzo 1978, che ha provocato l’uccisione dei cinque uomini della scorta e il sequestro del Presidente della Democrazia Cristiana, la signora Moro, conosciuta come persona riservata, riuscì a mostrarsi decisa e determinata. La sua composta fermezza è arrivata persino al papa del tempo, Paolo VI, che ha scritto una lettera toccante rivolta alle Brigate Rosse affinchè liberasse Moro:
uomo buono e mite.
A un certo punto Eleonora ha pensato di aver trovato uno spiraglio di speranza in quanto alcuni personaggi politici italiani sembrava volessero percorrere una via per trattare con i brigatisti sulla liberazione di suo marito. Quando però il 9 maggio del 1978, dopo ben cinquantacinque giorni di prigionia, Moro è stato trovato morto in via Caetani, Eleonora ha iniziato una dura protesta contro i sostenitori della linea della fermezza nelle trattative con le Brigate Rosse, in particolare il segretario della Democrazia Cristiana, Benigno Zaccagnini, l’allora Premier, Giulio Andreotti, e il ministro dell’Interno, Francesco Cossiga. Per protesta ha partecipato ai funerali degli uomini della scorta, uccisi nell’agguato delle Brigate Rosse in via Fani, ma ha rifiutato, ancora con maggiore fermezza, quelli di Stato per il marito.
Figli
Dal matrimonio con Eleonora Chiavarelli sono nati quattro figli: Maria Fida (1946), Anna (1949), Agnese (1952) e Giovanni (1958).
Fratelli
Alfredo Carlo Moro era il fratello minore, e unico, del Presidente della Democrazia Cristiana. È stato un magistrato, nonché Presidente del Tribunale per i minorenni di Roma. Era nato a Taranto il 5 aprile 1925, è morto a Roma il 18 novembre 2005, all’età di 80 anni.
Carriera politica
Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Bari e docente universitario, Aldo Moro è stato tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante nell’Assemblea Costituente per redigere la Costituzione italina. È stato prima Segretario della DC, dal 1959 al 1964, in seguito, nel 1976 ne è diventato Presidente. All’interno del partito ha aderito inizialmente alla corrente Dorotea, ma negli anni Sessanta ha assunto una posizione più indipendente formando la corrente Morotea.
Ministro della Giustizia (1955-1957), della Pubblica Istruzione (1957-1959), Moro è stato per quattro volte Ministro degli Esteri (1969-1972 e nel 1973-1974) nei governi presieduti da Mariano Rumor ed Emilio Colombo. Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, ha guidato governi di centro-sinistra organico, tra il 1963 e il 1968 e il 1974 e il 1976, promuovendo la sua strategia dell’attenzione verso il Partito Comunista Italiano, attraverso il celebre compromesso storico.
Partito
Aldo Moro è stato tra fondatori della Democrazia Cristiana, a partire dal settembre del 1942, immediatamente dopo sconfitta del regime fascista. Quando è stato ucciso, era il Presidente del partito.
Come sarebbe oggi l’Italia se quel 16 marzo 1978 non ci fosse mai stato? Con molta probabilità una Nazione diversa.
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