Cosa c'entra Vincenzo Pesce nella morte di Gianmarco Pozzi? Cosa è successo? Nell'articolo tutti i dettagli in merito
Vincenzo Pesce è uno dei personaggi coinvolti nella misteriosa morte di Gianmarco Pozzi: lui è infatti il proprietario del locale dove l’ex pugile lavorava a Ponza. Ma cosa c’entra nel suo decesso?
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Vincenzo Pesce è il proprietario del Blue Moon, il locale dove Gianmarco Pizzi lavorava come buttafuori nel periodo in cui è morto. Sulla vicenda aleggia il più totale mistero: il decesso del ragazzo romano, infatti, è costellato da versioni diverse e testimonianze che non corrispondono. Il suo corpo è stato trovato in un’intercapedine e inizialmente si è pensato che Gianmarco sia morto a causa di una caduta accidentale. Ma è vero? La famiglia del ragazzo chiede giustizia. Cosa c’entra Vincenzo Pesce?
La testimonianza
Vincenzo Pesce è il gestore del Blue Moon ed è stato proprio lui uno dei testimoni; il principale di Gianmarco Pozzi aveva diversi debiti in Slovenia a causa del gioco e di alcune partite perse. Si tratterebbe di una somma molto importante, che lo avrebbe portato a spacciare droga per restituire la cifra ai suoi creditori. Sembra che quando Gianmarco è morto, a Pesce mancassero ancora delle somme da restituire. La sorella del ragazzo deceduto è praticamente certa che la morte di suo fratello dipenda da questo brutto giro.
Droga
Dietro la morte di Gianmarco Pozzi ci sarebbe un quadro inquietante e un giro di droga molto fitto. I carichi di merce, soprattutto durante l’estate, arrivavano a Ponza per essere poi smerciati al dettaglio da Vincenzo Pesce, il proprietario del locale dove il ragazzo morto lavorava, a bordo di motoscafi di grossa cilindrata. Questi riuscivano a eludere i controlli della Polizia via mare per la massiccia presenza di imbarcazioni presenti sull’isola nel periodo estivo. La droga veniva acquistata dalla Capitale fino alla provincia di Napoli, soprattutto da un grossista di Centocelle, tale Le Blonde, che ha legami con il clan Spada di Ostia. Il trasporto della cocaina, fino all’imbarco, avveniva a bordo di un taxi di proprietà dello zio di Alessio Lauteri.