Chi era Paolo Borsellino e cosa ha fatto? Nel nostro articolo tutta la storia del magistrato morto nella strage di Via D'Amelio.
Paolo Borsellino è stato un noto magistrato italiano, morto a seguito di una delle stragi della mafia più tristemente note in Italia. Ma cosa è successo?
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Chi era Paolo Borsellino? E cosa ha fatto?
Paolo Borsellino è nato a Palermo il 19 gennaio del 1940; la sua famiglia possedeva una farmacia. Dopo essersi laureato con lode in Giurisprudenza, nel 1963 partecipa al concorso con accesso alla Magistratura, divenendo allora il più giovane magistrato italiano. Nel 1967 viene nominato Pretore e da quel momento inizia a conoscere la mafia e le sue terribili azioni. Poi, nel 1978, si affianca a Giovanni Falcone nel lavoro all’ufficio istruzione sotto la guida di Chinnici. Nel 1980 Paolo Borsellino fa arrestare i primi sei mafiosi e fra questi anche Giulio e Andrea Di Carlo. Dopo la morte di Emanuele Basile, il 4 maggio del 1980, si richiede anche per il giovane magistrato e per la sua famiglia una scorta.
Il pool antimafia
Nasce quindi il noto pool antimafia, ovvero una squadra di magistrati contro la criminalità organizzata. Di questo team fanno parte Falcone, Borsellino e i giudici Lello e Guarnotta. Il 29 luglio del 1983 Chinnici viene ucciso insieme alla sua corta e viene sostituito da Antonino Caponnetto. I membri del pool insistono perché lo Stato intervenga, offrendo il suo supporto, ma questo non avviene mai.
Moglie e figli
Paolo Borsellino sposa Agnese Piraino Leto il 23 dicembre del 1968 e nel 1975 viene trasferito a Palermo nuovamente, dove entra nell’ufficio istruzioni affari penali, sempre sotto la guida di Chinnici.
Dal matrimonio con sua moglie, comunque, nascono tre figli: Lucia, Fiammetta e Manfredi. Queste le parole di Fiammetta, ultima dei tre figli, per ricordare l’amato padre:
In casa siamo stati sempre circondati dai nonni anche quando non c’erano più. C’è la bicicletta di mio padre appesa a una parete, la vecchia insegna della farmacia di famiglia, le foto della cena di riappacificazione di mio padre e Leonardo Sciascia. Ne parliamo sempre con grande serenità. Posso dire che i nostri figli hanno vissuto quel passato come presente.
Nostro padre la faccia pulita dell’Italia: io oggi mi sento ricca, non sola, per la grandissima relazione che ho con tantissima gente onesta, vera. Ricca non certo materialmente. Quando papà è morto, sul suo conto corrente abbiamo trovato un milione di lire. Perché, oltre alla nostra famiglia, portava avanti quella di una sua sorella rimasta sola con sette figli e aiutava anche quelle di alcuni uomini delle forze dell’ordine a lui vicini. Era il papà silenzioso di tanti.
Giovanni Falcone e la denuncia di Paolo Borsellino
Paolo Borsellino, il 25 giugno dello stesso anno, denunciò l’opposizione delle istituzioni nei confronti del lavoro di Falcone:
Secondo Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone cominciò a morire nel gennaio del 1988. Io condivido questa affermazione. Oggi che tutti ci rendiamo conto di qual è stata la statura di quest’uomo, ci accorgiamo come in effetti il Paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, cominciò a farlo morire il primo gennaio del 1988, quando il Csm con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Meli. Fummo noi stessi a convincere Falcone, molto riottoso, ad allontanarsi da Palermo. Cercò di ricreare in campo nazionale e con leggi dello Stato le esperienze del pool antimafia. Era la superprocura. La mafia ha preparato e attuato l’attentato del 23 maggio nel momento in cui Giovanni Falcone era a un passo dal diventare direttore nazionale antimafia.
Quando è morto Borsellino?
Il 19 luglio del 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia insieme alla moglie Agnese e ai suoi figli, Paolo Borsellino va via insieme alla sua scorta. Arriva quindi in Via D’Amelio, dove abita sua madre. Ben 100 chili di esplosivo vengono posizionati in un’automobile che nell’esplosione uccide il magistrato e i cinque agenti della sua scorta. Proprio il giorno prima, infatti, era stato comunicato a Borsellino che sarebbe divenuto Superprocuratore.
Chi l’ha ucciso?
Le ipotesi sulla morte di Paolo Borsellino sono infinite e ancora oggi si fa fatica a trovare un vero e proprio responsabile: già nel 1991, infatti, viene avvistato in Via D’Amelio Vincenzo Calcara, un pentito di Cosa Nostra. I piani per l’uccisione del magistrato, quindi, si pensa fossero già pronti. Il diretto interessato da quell’anno rinunciò a una protezione eccessiva, per timore che la mafia potesse scegliere come bersaglio delle proprie ripercussioni un membro della sua famiglia; inoltre – sempre in quel periodo – scopre dei legami fittissimi fra mafia e politica e per questa ragione cerca in ogni modo di tenere segrete le sue indagini e le notizie che emergono dagli interrogatori.
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