Franco Battiato, il maestro della musica italiana. Artista multilingue. La cura è uno dei suoi brani più toccanti. Cosa pensava della morte?
Il 18 maggio 2021 ci lasciava Franco Battiato, ribattezzato il Maestro. Il suo modo di guardare il mondo, lo troviamo nella sua espressione musicale, tra stilettate di colori, come quelli dei cieli di lacca e madreperla ne l’Incantestimo, e dipinti di immagini come quelle di certi sguardi in cui si intravede l’infinito.
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Franco Battiato: che titolo di studio aveva?
Franco Battiato, all’anagrafe Francesco, nato il 23 marzo 1945 a Catania, aveva conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Nel 2008, solo dopo la riformulazione della proposta di assegnazione, l’Università di Catania assegnò all’artista la laurea ad honoris causa in Filologia moderna. Già nel 2005, però il preside della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Catania, il professor Nicolò Mineo, avrebbe voluto riconoscere a Battiato una laurea honoris causa in Filologia moderna.
Nonostante l’ateneo siciliano avesse avviato l’iter per riconoscere al cantautore il titolo, intervenne un rappresentante degli studenti, Giacomo Bellavia. Il giovane, allora poco più che ventenne, in senato accademico contestò la decisione dell’università di concedere la laurea a Franco Battiato. Il motivo della contestazione al riconoscimento avanzata da Bellavia, pare fosse legata a una precedente dichiarazione di Battiato.
È noto a tutti che recentemente Battiato ha dichiarato che in caso di vittoria del sindaco uscente Scapagnini avrebbe abbandonato Catania. Io non contesto la scelta di schieramento compiuta da Battiato, sicuramente indiscutibile e legittima, ma la sua minaccia di fuga dalla città in caso di vittoria del centrodestra.
Quante lingue parlava?
L’eclettico artista, autore del brano La prospettiva di Nevskij, inserita nell’album Patriots del 1980, che si è spento il 18 maggio del 2021 nella sua villa di Milo, in provincia di Catania, all’età di 76 anni, conosceva diverse lingue. Alcuni amano definirlo precursore del port-modernismo della canzona italiana. Un autore plurilinguista, dunque, e al suo essere plurimo nelle lingue aggiungeva la pluralità negli stili delle sue canzoni, come a ricreare atmosfere che superano lo spazio-tempo, come per superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce.
Franco Battiato usa l’arabo per cantare L’Ombra della luce, ad esempio, suonato nel suo concerto Baghdad nel 1992. Ma il Maestro lo fa anche in Arabian Song (1980), in Zai Saman del 1988 o in Veni l’autunnu, dello stesso anno, in cui Battiato mescola e amalgama nei versi l’arabo e il siciliano, come a voler mettere per iscritto per poi far vibrare in musica, un connubio, quello arabo e siciliano, così stretto e correlato. Gli esempi multilingue nella musica di Battiato sono tantissimi. I brani in inglese, come Up patriots to arms, oppure No time no space, I want to see you as a dancer, versione di Voglio vederti danzare da Echo of Sufi Dances del 1985. Ricordiamo quelle canzoni in francese, come – una tra tutte – J’entends siffler le train, dall’album Fleurs del 1999. Poi ci sono i brani in tedesco, tantissimi, qui ne citiamo uno tra tutti Alexanderplatz, resa famosa da Milva, ma composta da Battiato assieme a Giusto Pio e Alfredo Cohen. E poi ancora, tra le lingue utilizzate da Franco Battiato, troviamo il portoghese, lo spagnolo e alcune chicche in latino e in greco.
Qual era il suo pensiero sulla morte?
Potremmo scoprire l’idea o il pensiero di Franco Battiato sulla morte tra i versi dei suoi brani. Il più forte, quello che vince su tutti in tal senso, forse è Torneremo ancora. Si tratta dell’ultimo brano del cantante e compositore catanese, realizzato con la Royal Philarmonic Orchestra di Londra. É stato pubblicato in Italia nell’ottobre del 2019 dalla Sony Music.
La vita non finisce / È come il sogno / La nascita è come il risveglio / Finché non saremo liberi / Torneremo ancora
Lasciamo qui di seguito il video di Torneremo Ancora.