Michela Andreozzi è un'attrice, una regista, una sceneggiatrice e un'umorista, ma anche tanto altroe noi l'abbiamo intervistata per voi!
Michela Andreozzi è poliedrica: scrive, recita, dirige. Romana, simpatica e pronta a divertire e divertirsi, Michela oggi sa cosa vuole, ma soprattutto cosa non vuole. I progetti ci sono e anche la grinta per metterli in pratica: l’abbiamo intervistata per sapere qualcosa in più su di lei e sul suo futuro.
Le parole di Michela Andreozzi
Ciao Michela, intanto vorrei chiederti come stai e come hai affrontato e stai affrontando questo periodo di emergenza sanitaria. Sappiamo che tu vivi a Roma e sembra irreale pensare alla Città Eterna così silenziosa e vuota.
Sto bene, ho affrontato questo periodo di emergenza sanitaria riposandomi. La Città Eterna vuota è molto bella, lo stesso effetto che mi fa ad agosto, che è il mio mese preferito. Chi ama Roma è rimasto stupito nel vederla così isolata. Vederla dalla televisione, purtroppo, perché noi siamo rimasti a pochi metri da casa, per fare la spesa o accompagnare il cane fuori. Abbiamo un giardino per cui siamo stati più fortunati di altri che non avevano abbastanza spazio. Noi siamo stati bene, il mio pensiero va a chi non aveva spazio vitale per respirare durante questo lockdown.
Dicono che questo periodo ci abbia aiutato a riflettere e a pensare di più a noi e al nostro futuro o semplicemente a riconsiderare degli aspetti della nostra vita. Trovi sia stato così anche per te?
Dicono che questo periodo faccia riflettere… intanto chi l’ha detto?! (ride, ndr.) Diciamo che questo periodo ci ha aiutato a non dare niente per scontato; noi diamo per scontato che il ritmo della vita sia sempre quello, che si alternino le stagioni, i periodi, le entrate e le uscite, gli incassi e i pagamenti e invece non è così. Perché poi magari succede una cosa che blocca tutto. Quindi mi sento di dire che questo periodo ci ha fatto riconsiderare le priorità. Ed è giusto che ogni tanto succeda, magari nel privato come spesso ci accade quando ci scontriamo con un evento, una malattia, una separazione, una nascita che ci spinge a riconsiderare tutto. Questo periodo è stato una riconsiderazione collettiva.
A proposito di progetti per il futuro, allora, vorrei chiederti – lavorativamente parlando – se c’è qualcosa a cui stai già pensando…
Sì, certo, progetti per il futuro ne ho. Bisogna vedere se riuscirò a metterli in pratica: volevo girare il terzo film, ma dipende molto da come si evolveranno le cose e come risolveranno la questione dei protocolli sui set.
Facendo un piccolo passo indietro: tu sei l’autrice di Non me lo chiedete più. Nella nostra società, ammettere di non volere figli è ancora un tabù: hai temuto i giudizi della gente quando hai espresso a chiare lettere la tua posizione?
A proposito del libro non ho temuto i giudizi di nessuno, non li ho temuti mai in realtà, nemmeno nel film. Mi sono presa secchiate di insulti, tipo «Sei una donna a metà» o «Come ti permetti di mettere in discussione la maternità», d’altronde ho le spalle abbastanza larghe per parlare anche per chi non ha coraggio di dirlo. Forse il tema è proprio quello: quando si è tranquilli e risolti su un argomento, esprimerlo non crea problemi. Anche qualora dovesse esserci un contraddittorio o si apre un dialogo o ci si insulta e arrivederci! Comunque no, giudizi della gente non ne ho temuti, non è questo il caso in cui temo i giudizi. Io temo più che altro di essere equivocata, ma se uno mi dice «Non sono d’accordo con te, hai sbagliato» no, non ho nessun timore.
Tra le altre cose, sei anche la regista di Nove lune e mezza. Il tuo personaggio, nel film, vuole avere un bambino che purtroppo non arriva. Sappiamo che per un attore la difficoltà è proprio quella di immergersi in una parte distante anni luce, magari, dalla propria vita: hai trovato qualche ostacolo nel rendere omaggio a una donna che desiderava così tanto la maternità?
No, nessuna difficoltà. In Nove lune e mezza l’idea era di raccontare le donne che cercano la maternità e quelle che non la cercano. Il mio profilo psicologico è quello del personaggio interpretato da Claudia Gerini e nell’interpretare invece Tina mi sono ispirata a tante donne che conosco. Siamo circondati! (ride, ndr) Tante donne sono alla ricerca della maternità proprio perché magari devono prima sistemarsi e poi hanno tempo e modo di dedicarsi a questo tema, per cui ci arrivano un po’ più tardi e la ricerca diventa un po’ più faticosa.
In Nove lune e mezza, come tu stessa ha ricordato, hai recitato al fianco di Claudia Gerini e Pasquale Petrolo – il mitico Lillo di Lillo & Greg. Cosa puoi dirci di loro?
Claudia è una sorella e Lillo è un fratello, considera che sono state le prime persone che ho rivisto alla fine del lockdown. A distanza, con mascherine e tutto il necessario, ma stiamo parlando di famiglia. Ho voluto fare un film circondata da persone care e loro lo sono. C’è stato grande divertimento e grande creatività. Sono persone di cui mi fido molto e artisti che stimo molto.
Immaginiamo che di film che ami ne esistano tanti. Ce n’è uno in particolare che avresti voluto girare tu?
Avrei voluto girare Ferie D’agosto di Paolo Virzì e Scialla di Francesco Bruni. Sono molti vicini al mio gusto.
Ti faccio qualche domanda a bruciapelo: Carlo Verdone o Christian De Sica?
Carlo Verdone. Amo molto Christian, mi è molto simpatico e lo conosco, ma Verdone è un regista con cui mi piacerebbe lavorare.
Lillo o Greg?
Lillo o Greg è come chiedere «Mamma o papà?», ti dico Lillo perché lo frequento di più, ma sono legata a Greg da tanto passato. Abbiamo vissuto insieme tanti momenti di gioventù.
Claudio Bisio o Alessandro Siani?
Ho un rapporto di rispetto nei confronti di entrambi, ma li conosco davvero poco. Forse ti direi Alessandro Siani, perché abbiamo iniziato insieme nello stesso locale, tantissimi anni fa.
Se ti chiedessero di recitare al fianco di un attore con il quale non hai ancora avuto la possibilità di collaborare, chi sarebbe?
Questa è una domanda difficile! Io ho recitato praticamente con tutti gli attori della mia generazione, ho recitato con Argentero, con Bova, con Gassman, con Favino, con Giallini… mi manca Servillo. Quindi sì, direi lui, visto che ancora non abbiamo recitato insieme.
Ultima domanda: Concludiamo sempre così le nostre interviste. Noi ci chiamiamo DonnaPOP e per noi il termine POP rappresenta qualcosa di attraente, accattivante, di tendenza. Cos’è per te POP?
Il termine POP per me è una chiave attraverso cui arrivare a tutti, che è quello che spero. E io sono fieramente POP!