Interviste POP: CARRESE, da The Voice al sogno di Coez

Roberta Carrese è una giovane cantautrice; grazie all'aiuto di suo padre ha iniziato a fare musica. Oggi ci racconta chi è!

Roberta Carrese, in arte CARRESE, è una giovane cantautrice che colora le sue giornate grazie alla musica. L’abbiamo conosciuta nel 2015, grazie al programma The Voice of Italy, nel quale è arrivata seconda. La mancata vittoria non l’ha scoraggiata, anzi, le è servita a mettere le basi alla sua carriera. Nelle sue parole c’è la vita, il passato, il presente e il futuro. Ormai romana d’adozione, dedica il suo tempo alle cose che la rendono serena e la fanno stare bene. I suoi brani sono un’esplosione di sentimento. Su Instagram è _carrese_. Noi l’abbiamo intervistata e vi raccontiamo cosa ci ha detto!

La vita di CARRESE

Roberta, partiamo con la domanda più ovvia in assoluto: da dove è iniziata la tua passione per il canto? Sappiamo che le influenze artistiche che hai subìto partono da Lucio Battisti, toccando i Led Zeppelin, Patti Smith e l’iconica Mina. Tutti artisti molto diversi fra loro che certamente ti hanno ispirato ognuno a modo suo.

Diciamo che la mia non è mai stata propriamente una passione per il canto. Mi sono avvicinata alla musica prima con l’ascolto, poi con la chitarra e infine è venuto spontaneo suonare e cantare insieme. Ho iniziato presto, a undici anni. Una delle primissime canzoni che ho imparato è stata Hotel California degli Eagles. Ricordo ancora le mani enormi di mio padre sul manico della chitarra per insegnarmi gli accordi. Cantare è stata la scoperta più grande che potessi fare. Un atto totalmente libero, puro, “anarchico”. Forse la vedo così perché non ho mai studiato musica e mi ci sono avvicinata in maniera totalmente autonoma e molto personale.

Tu vieni da un piccolo comune nel molisano; senti di esser stata una bambina e un’adolescente diversa dai tuoi amici o compagni di scuola, magari proprio per le tue ambizioni artistiche?

Correggo. Nasco a Venafro, in Molise, ma sono cresciuta in un piccolo paese della provincia di Caserta. È lì che adesso vivono i miei genitori. Non penso di essere stata diversa dai miei compagni, o almeno non lo direi con l’intento di vantarmi. Sono stata fortunata a trovare subito la mia strada, questo sì. Fare musica mi ha dato una ragione per sognare in grande, per “uscire” dalla provincia e dai suoi limiti e per decidere che avrei fatto e voluto qualcosa di diverso da quello. In questo, l’appoggio e l’apertura mentale della mia famiglia sono stati fondamentali. Non ho mai avvertito nessuna pressione da parte dei miei rispetto alla vita che avevo scelto di fare, anzi, ne sono stati sempre fieri.

Comunque, più avanti ti sei trasferita a Roma per fare l’università. Sappiamo che hai concluso il tuo percorso per chiudere un capitolo e dedicarti finalmente alla musica al 100%. Consiglieresti a chi vuole seguire il tuo stesso sogno di studiare o di buttarsi comunque a capofitto in un progetto musicale?

A chi vuole seguire il mio stesso sogno consiglierei di studiare sempre e comunque, qualsiasi cosa. Di essere sempre curioso. Ma prima di tutto consiglierei di ascoltare bene quello che si ha dentro. La prima cosa è sentirsi a posto con se stessi e non sentirsi in dovere di assecondare le aspettative degli altri. Qualsiasi strada, se è quella che ti rende felice, è quella giusta.

Ci descrivi a cosa assomiglia – in termini di emozione – cantare davanti a qualcuno?

È condividere un pezzo di te nell’altro. Letteralmente.

Se potessi aprire il concerto di un gruppo o un cantante, chi vorresti che fosse?

Oggi aprirei volentieri un concerto di Coez.

Noi di DonnaPOP siamo un po’ impiccioni: raccontaci qualcosa della tua vita privata.

Sono serena e sto bene. Non dico altro!

Parlando invece di progetti futuri: sappiamo che nel 2017 ti sei dedicata alla scrittura del tuo primo album. Parlaci di quel momento fino a oggi.

Nel 2017 ho iniziato a lavorare come commessa per un noto departmemt store qui a Roma. Avevo necessità economiche e la musica non mi permetteva di vivere bene. Ho pensato che “tranquillizzarmi” da quel punto di vista mi avrebbe fatto essere più lucida per lavorare alle mie canzoni. Ho iniziato a scrivere molto e sono nati i pezzi che poi avrebbero fatto parte del mio primo progetto. Conoscere Marta Venturini in quel periodo è stato fondamentale per avere il coraggio di rimettermi a fare musica. È una bravissima produttrice e adoro lavorare con lei e con tutto il resto del team. A novembre 2019 ho concluso il lavoro da commessa per tornare a stare un po’ con i miei e per lavorare bene al lancio del progetto. A gennaio abbiamo pubblicato “Smart” e a marzo “Vetro”. Vado fiera del lavoro fatto fino ad oggi e non vedo l’ora che passi questa quarantena per tornare a lavorare in studio.

In passato invece hai partecipato a The Voice of Italy ed eri nel team del mitico Piero Pelù. Com’è stata questa esperienza? Pensi ti abbia aiutato, arricchito nel tuo percorso di artista?

L’esperienza a The Voice of Italy, nel 2015, è stata fondamentale per la mia crescita artistica. Anche se non mi sono mai sentita a mio agio all’interno del contenitore televisivo, ringrazio di aver avuto l’opportunità di essermi fatta conoscere da tante persone che ancora oggi mi seguono.

Se potessi scegliere un artista o una band con la quale collaborare e creare insieme un singolo, chi sarebbe e perché.

Oggi collaborerei con vari artisti per motivi diversi. Niccolò Fabi è da sempre uno dei miei cantautori contemporanei preferiti. È uno scrittore, un poeta e poi un cantante. Collaborerei con Coez perché mi fa stare bene. Mi piace la sua scrittura “facile”, leggera, ma geniale. E infine farei un duetto con Calcutta, che secondo me è quello che più di tutti ha rivoluzionato la musica contemporanea portando l’indie ad alti livelli di ascolto.

Concludiamo le nostre interviste sempre con questa domanda: noi ci chiamiamo DonnaPOP, e per noi il termine POP rappresenta qualcosa di attraente, accattivante, di tendenza. Cos’è per te POP?

Sono d’accordo con voi. Spesso, soprattutto nel mio campo, la musica “POP” viene associata a qualcosa di “commerciale” e spesso in senso dispregiativo, come se fosse musica scadente. Penso, invece, che essere “pop” voglia dire avere una marcia in più! Entrare nel cuore delle persone, di più persone possibili. Per me uno dei maggiori cantanti pop è stato Freddie Mercury. Vi ringrazio per questa chiacchierata!

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