Jessica Morlacchi: dai Gazosa a Tale e Quale show passando attraverso alcuni momenti di difficoltà. Ecco le parole della cantane romana
Chi non ha canticchiato almeno una volta il motivetto che fa www.mipiacitu, tu tu tu…? Era il 2001 e i Gazosa erano la band più giovane e promettente di allora. In pochi anni di carriera, hanno affrontato tanti palcoscenici importanti (uno su tutti? Quello dell’Ariston di Sanremo) e hanno venduto centinaia di migliaia di dischi. Oggi, la voce del gruppo, Jessica Morlacchi, ha 32 anni, ha preso parte a Ora o mai più e attualmente è una delle concorrenti più talentuose e apprezzate di Tale e Quale Show. L’abbiamo incontrata e abbiamo parlato di presente, passato e futuro.
Interviste pop: Jessica Morlacchi, il successo, gli attacchi di panico, la rinascita
Prima di fare un passo indietro, partiamo dall’ultimo tassello, in ordine cronologico, della tua carriera: Tale e Quale Show. Che esperienza stai vivendo?
Un’esperienza straordinaria, molto diversa da come la immaginavo. Il pubblico vede solo quello che accade il venerdì sera in diretta, ma noi iniziamo a lavorare il lunedì mattina, facciamo lezioni di canto, recitazione, lunghe sessioni di prove trucco. È un programma che ti assorbe completamente e si prende tutta la tua quotidianità. Più che un talent, sembra un reality! Non dormiamo in Rai, è vero, però a volte usciamo dalla sala prove a mezzanotte! È un programma tosto, ma nel contempo divertentissimo, siamo tanti, stiamo bene insieme.
Stai riscontrando qualche difficoltà?
Nessuna in particolare, di certo bisogna studiare molto, bisogna lavorare sodo. Io sono fortunata perché canto, credo sia più difficile per chi non lo fa e non è abituato al palcoscenico.
Se tu non fossi una concorrente del programma, per chi faresti il tifo?
Ti faccio due nomi: Davide De Marinis e Agostino Penna.
Prima di Tale e Quale show, hai partecipato a Ora o mai più e ti sei classificata seconda.
È stata una bellissima esperienza, sicuramente più semplice di quella che sto vivendo adesso. A Ora o mai più ero me stessa, con la mia voce, i miei abiti e la mia personalità, a Tale e Quale devo entrare nei panni di qualcun altro e non sempre è facile. Io ho una voce riconoscibile, questo è un problema perché rischio di venir fuori io anziché il personaggio che sto imitando. Quando c’è un brano che mi prende particolarmente, è difficile tenere a bada la mia voce e il mio modo di cantare. A volte mi dico «Porca miseria, Jessica, ricordati che stai imitando un’altra persona!» (ride, ndr). Ad esempio mi è successo quando ho imitato Laura Pausini, mi piaceva talmente tanto la canzone che spesso mi sono lasciata andare, però me la sono goduta fino in fondo.
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Quando hai mosso i primi passi nel mondo della musica eri appena un’adolescente. Se potessi rivolgerti alla Jessica di vent’anni fa, cosa le diresti?
Le direi di viversi la sua età, di non crescere troppo in fretta. Ero poco più che una bambina e facevo una vita da adulta, avevo delle responsabilità che a quell’età non bisognerebbe avere. Ecco, forse le direi proprio questo, di rallentare, di non correre troppo.
Quali sono i pro e i contro di arrivare al successo così giovane?
So dirti i contro: troppe responsabilità, alcune più piccole, altre enormi. Viaggi, concerti, riunioni, contratti, esperienze che sono faticose da adulti, figuriamoci quando hai meno di quindici anni. Per non parlare del Festival di Sanremo. Per carità, non sono l’unica ad averlo affrontato da giovane, però è un fatto che ti segna e ti mette davanti a una responsabilità enorme sin dal momento in cui ricevi la chiamata che ti comunica che sei nel cast. Tutto questo per dirti che ad un certo punto mi sono sentita soffocare e sono iniziati gli attacchi di panico.
Come hai affrontato quei momenti?
È stata dura, sono stati tredici anni molto faticosi. Ho sofferto di agorafobia, ho convissuto con gli attacchi di panico, ho lottato tanto per riuscire a venirne fuori. Non riuscivo più a fare nulla, non potevo viaggiare, prendere gli aerei, salire su un palco. Le cose che prima erano normali e facevano parte della mia quotidianità, di colpo, sono diventate impossibili. Non avevo più una vita, allora ero appena diciottenne ma non riuscivo più a fare le cose che fanno tutti, figuriamoci fare la cantante. Quando salivo su un palco, non vedevo l’ora di scendere.
Come ne sei venuta fuori?
Non è stato facile trovare il medico giusto, qualcuno che capisse esattamente di cosa soffrissi e quale fosse il rimedio al mio problema. Quattro anni fa, poi, ho conosciuto lo psichiatra Paolo Girardi e lui mi ha aiutato a uscirne. Lentamente ho ricominciato a fare le cose di sempre, ho ripreso il treno, poi l’aereo. Non è stato facile e nemmeno immediato.
C’è stato un momento in cui hai pensato di arrenderti?
Non l’ho solo pensato, ma l’ho proprio fatto. Ad un certo punto sono andata a fare la segretaria, l’ho fatto per nove mesi. Quell’esperienza è stata importante, illuminante, mi ha fatto capire che non potevo rinunciare alla musica, dovevo curarmi sul serio e ricominciare. A volte, toccare il fondo è necessario per ricominciare.
Nel 2013, hai partecipato al talent The Voice Of Italy. Se tornassi indietro, lo rifaresti?
Assolutamente no.
Questo “no” così netto mi induce a chiederti il motivo…
Non ero ancora pronta. Ho fatto The Voice perché avevo paura di essere stata dimenticata, di non poter più recuperare il mio posto nel mondo della musica, ma la verità è che non stavo ancora bene. Per salire sul palco ho dovuto prendere dei calmanti, non riuscivo a starci. Penso che il palcoscenico vissuto così non serva proprio a niente. Ecco il motivo per cui non lo rifarei.
Oggi il tuo approccio alla musica è più disilluso?
Sicuramente sì. Allora ero molto più piccola ma anche più severa con me stessa. Oggi so essere autoironica, mi diverto, sono più leggera. È molto semplice: mi piace cantare e canto, senza stare a pensarci troppo, senza eccessive aspettative. E poi, chi lo sa, potrei anche esprimermi in un altro modo, non solo attraverso la musica. In queste settimane è capitato che me lo dicessero in molti, «Jessica, perché non provi a buttarti nel mondo della recitazione?».
Facciamo ancora un passo indietro e apriamo una parentesi importante della tua vita, quella vissuta con i Gazosa.
Loro sono i miei fratelli, ci vediamo sempre, stiamo spesso insieme. Viviamo a due chilometri di distanza, continuiamo a condividere tante cose, a raccontarci le nostre vite. Ci sosteniamo e ci diamo forza di fronte a ogni nuova sfida che ci capita di affrontare. Quando abbiamo iniziato eravamo davvero molto piccoli; eravamo piccoli pure per litigare. I nostri rapporti sono ottimi.
Ti arriva una chiamata per proporti un duetto, chi vorresti che fosse?
Tiziano Ferro!
Ti arriva un’altra chiamata, ma stavolta da parte di un attore o di un regista che ti vuole in un suo film, chi sogni?
Carlo Verdone!
Carlo Conti o Amadeus?
No, a questa proprio non posso rispondere! (ride, ndr)
Concludiamo le nostre interviste sempre con questa domanda: noi ci chiamiamo DonnaPOP, e per noi il termine POP rappresenta qualcosa di attraente, accattivante, di tendenza. Cos’è per te POP?
Pop è la musica, pop sono i colori, pop sono le canzoni.