"Green Book" ha vinto il premio Oscar come miglior film. Oggi vi raccontiamo perché tutti dovrebbero andare a vederlo. Scopri di più
Green Book, un po’ a sorpresa, ha vinto il premio Oscar come Miglior Film. Qualcuno ha storto il naso, perché gli preferiva Roma; qualcun altro, invece, era convinto che la statuetta sarebbe andata a A star is born oppure a Bohemian Rhapsody. E invece no: a trionfare è stato il film diretto da Spike Lee. E noi, oggi, vi consigliamo di andare a vederlo, ecco perché.
La storia di Don e Tony
Green Book si apre nel 1962, a New York, anche se la storia si sposta velocemente negli stati del Sud, dove il pianista Don Shirley, realmente esistito, ingaggia come autista il buttafuori “Tony Lip”, di origini italiane, a cui la casa discografica dà una copia del “Green Book”; si tratta di un famoso libro, realmente pubblicato tra gli anni Trenta e Sessanta, con le istruzioni e i consigli per gli afroamericani che si mettevano in viaggio negli Stati Uniti.
Il film racconta la storia del viaggio di Don e Tony e di come quest’ultimo si ritrovi costretto a dover difendere il primo dagli abusi e dalle discriminazioni. I due personaggi hanno caratteri molto diversi, ma questo non impedirà loro di stringere una forte amicizia. Tuttavia, si trovano a dover affrontare una serie di inconvenienti che fanno emergere la condizione particolare di Don, che da un lato è emarginato e discriminato come tutti gli afroamericani, dall’altro – invece – è nella situazione paradossale di esibirsi quotidianamente per ricchi bianchi e di vivere egli stesso una condizione di privilegio.
Perché vederlo?
La risposta è semplice: Green Book è un film potentissimo e totalizzante, capace di far ridere e commuovere con la stessa forza e il medesimo trasporto. La realtà viene sbattuta in faccia allo spettatore in modo crudo, senza alcuna attenuante. Non c’è un solo istante in cui si riveli un film tiepido: è una scossa continua che tiene viva l’attenzione e suscita sensazioni contrastanti e difficili da tenere a bada.
Non c’è niente che, in Green Book, non sia al posto giusto, dalla fotografia (ogni inquadratura evoca le stesse emozioni di un quadro) alla capacità di alternare scene leggere ad altre altamente drammatiche, rispettando i tempi dello spettatore. E poi, una volta per tutte, vengono abbattuti alcuni fastidiosi luoghi comuni: la vicenda di uomo bianco che prevale su un uomo di colore viene narrata in maniera insolita, ovvero attraverso un uomo di colore che è il capo di un uomo bianco.
Insomma, una tematica delicata, affrontata in modo non banale per far capire che, molte volte, raggiungere l’uguaglianza economica non comporta anche un’inclusione sociale, anzi. Il razzismo e la paura del diverso sono fenomeni da abbattere perché ci impediscono di vedere, nella diversità, un’opportunità di crescita, di miglioramento e di arricchimento.
Non perdetevi Green Book e lasciatevi avvolgere dalla storia di Don e Tony, si rivelerà un’occasione di autentica bellezza.